Il dispositivo non condiziona l’aria in quanto tale, piuttosto, utilizza l’effetto Peltier (in cui il calore viene assorbito o emesso quando si passa una corrente elettrica attraverso una giunzione) per abbassare la temperatura o aumentarla, il tutto senza volume o rumore. leggi su webnews
Reon Pocket, si infila in una tasca sul retro del collo all’interno di una maglietta speciale.
Il dispositivo non condiziona l’aria in quanto tale, piuttosto, utilizza l’effetto Peltier (in cui il calore viene assorbito o emesso quando si passa una corrente elettrica attraverso una giunzione) per abbassare la temperatura o aumentarla, il tutto senza volume o rumore. leggi su webnews
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What makes some people more successful in work and life than others? IQ and work ethic are important, but they don't tell the whole story. Our emotional intelligence -- the way we manage emotions, both our own and those of others -- can play a critical role in determining our happiness and success. The five components of emotional intelligence, as defined by Goleman, are self-awareness, self-regulation, motivation, social skills and empathy. We can be strong in some of these areas and deficient in others, but we all have the power to improve any of them. Not sure how emotionally intelligent you are? Here are 14 signs you have a high EQ. 1. You're curious about people you don't know. 2. You're a great leader. 3. You know your strengths and weaknesses. 4. You know how to pay attention. 5. When you're upset, you know exactly why. 6. You can get along with most people. 7. You care deeply about being a good, moral person. 8. You take time to slow down and help others. 9. You're good at reading people's facial expressions. 10. After you fall, you get right back up. 11. You're a good judge of character. 12. You trust your gut. 13. You've always been self-motivated. 14. You know when to say "no." more The employee engagement movement started in the late 1990s and then went full steam ahead in 2000. Organizations everywhere began systematically measuring employee engagement. That intense interest is now evolving into deeper thinking about company culture. Top leadership teams are seriously considering what kind of culture they want and need to win more customers. A warning to those leaders: If you’re measuring the effectiveness of your culture by your workforce’s “satisfaction,” you’re doing it all wrong. more estratti da "Direzione del Personale" n° 168 marzo 2014 per effettuare libere riflessioni Roger Abravanel "Le aziende italiane sono le meno orientate al capitale umano. Non investono abbastanza nella selezione, non usano abbstanza bene i professional della selezione e soprattutto non sono capaci nella formazione. Non è solo un problema di comunicazione, è un problema di capacità di selezionare e formare." "Le aziende migliori che conosco investono una quantità di tempo enorme nel selezionare i giovani perché sanno che è molto importante per il futuro dell'azienda stessa. Il rapporto tra scuola e impresa diventa molto più sensibile su questo aspetto." "Inoltre l'impresa dovrebbe entrare un po' più nella scuola. Faccio un esempio: le imprese hanno mai segnalato quali sono le scuole migliori ? Le conoscono ? Se fossi un imprenditore avrei ben chiaro l'importanza di avere uno strumento trasparente di classificazione delle scuole, comincerei a fare un po' di merito in modo che si crei mercato, i giovani più bravi possano iscriversi a certe scuole e non ad altre." "Il modello tedesco di apprendistato, in Italia non si è capito. Noi pensiamo di fare l'alternanza scuola-lavoro, ma come viene fatta in Italia è una bufala colossale, perché consiste nel portare una classe a visitare un'azienda per vedere come è fatta e poi si torna indietro. Il tutto per 20 ore complessive. L'apprendistato tedesco, invece, è studio e lavoro per metà tempo dall'età di 14 anni. Il ragazzo lavora e quindi, lavorando, impara quelle soft skills, impara a conoscere le competenze, il mondo delle aziende, imapra a interagire con gli altri" Alessio De santa e Fabio Fornaroli Un identikit dei Millenials ... "Pare siano persone a cui non piace aspettare, abituate all'uso dei social network, alla temibile pratica di parlare di sé e dei propri sentimenti. Pare anche che ... amino partecipare in prima persona all'apprendimento, dando la loro opinione. Pare anche che preferiscano esercitazioni pratiche ... e che non riconoscano la gerarchia. Teniamo presente che anche in termini di emplotyer branding, rimanere al passo con i trende emergenti sarà un fattore di importante competizione per attrarre le risorse migliori." ... e le possibili risposte delle aziende.
Un conflitto generazionale, probabilmente più marcato, perché riguarderà sia gli strumenti (concettuali) che la forma mentis. Sarà la figura del manager a ricoprire un ruolo di mediazione di correnti opposte ... una soluzione che possiamo proporre: un management per task, che guardi al risultato e non al processo, e che dia spazio ai ragazzi per esprimere le modalità preferite pur di portare al risultato." The traditional job description is worthless as a tool for measuring and predicting future success through an interview. Let’s consider for a moment what is on a typical job description:
When we look at this list, are we defining top talent or high performance? NO! Instead, we’re defining minimum, average, and mediocre. I’d like to suggest that most companies hiring processes (if we could even call them a process) are geared to hire MINIMUM – AVERAGE – MEDIOCRE employees. more Maria Vasta www.scienzaesalute.blogosfere.it Vi è mai capitato di soffrire di sensi di colpa? A quanto sembra, chi non ne soffrirebbe poi tanto sarebbero proprio le persone disoneste, quelle che magari tendono a barare se gli si presenta di fronte l’occasione. A renderlo noto sarebbero stati i ricercatori dell’Università di Washington coordinati dalla dottoressa Nicole Ruedy, che per confermare la sua ipotesi, avrebbe esaminato un campione di circa 1000 persone, gran parte delle quali di sesso maschile, e di un’età media di 30 anni. I volontari sarebbero stati chiamati a compilare una serie di test, non prima però di essere stati ammoniti in merito alla possibilità di imbrogliare. Se lo avessero fatto, sarebbero stati invalidati i risultati dei test. Nonostante fosse stato chiesto ai partecipanti di non barare, la maggior parte di coloro che lo hanno ugualmente fatto non avrebbero dimostrato alcun segno di pentimento per ciò che avevano fatto, anzi, a quanto sembra, gli “imbroglioni” si sarebbero addirittura sentiti più ottimisti, soddisfatti e positivi dopo aver barato ai test. “Quando le persone fanno qualcosa di sbagliato appositamente per danneggiare qualcun altro, - ha spiegato la dottoressa Ruedy - come per esempio infliggere una scossa elettrica, la reazione coerente ed evidenziata da precedenti ricerche è stata che si sentono male per il loro comportamento. Il nostro studio rivela in realtà che le persone possono sperimentare una sorta di esaltazione da disonestà dopo aver fatto qualcosa di immorale che non danneggia direttamente qualcun altro”. Una scoperta del genere spiegherebbe dunque la ragione che spinge certe persone a comportarsi in maniera immorale anche quando in realtà non ci guadagnano pressoché nulla. Scientists have long known that common emotions can trigger sensations in our bodies -- whether it's butterflies in the stomach (anxiety) or hot cheeks (shame). And now a new study suggests that we all have the same bodily sensations associated with our feelings regardless of culture or language -- because the mind-body connection is biological, and is linked to our very drive for survival. What did the researchers find? The resulting body maps revealed that most people had similar physical sensations in response to each emotional state. more In un istituto femminile di alto livello di Wimbledon è stata presa una iniziativa paradossale: la «Settimana del fallimento». Il modello di riferimento mi sembra quello dell’allenamento sportivo che prevede di procedere per prove ed errori nella convinzione che anche il fallimento, se accettato ed elaborato, sia parte integrante del percorso verso il miglior risultato possibile, mai definitivamente raggiunto. Spesso invece la difesa strenua della sicurezza, la paura di sbagliare, l’incapacità di accettare e valorizzare i propri errori bloccano l’esposizione al rischio rendendo i ragazzi conformisti e passivi. la27ora Ogni giorno sentiamo parlare di atti di violenza che avvengono in ogni parte del mondo, una violenza che senza dubbio è figlia di un’aggressività incontrollata. Ma quanto ne sappiamo in realtà? E qual è il legame che esiste fra aggressività e violenza? In realtà, nonostante vengano spesso confuse ed utilizzate in maniera indistinta, va detto che aggressività e violenza non sono affatto sinonimi. L’aggressività può avere anche una connotazione positiva, assumendo i contorni di un’aggressività funzionale all’affermazione di sé, ed anche alla tutela della propria identità. benessereblog Bryan Kramer It used to be that marketing was segmented into two categories; business-to-business (B2B) or business-to-consumer (B2C). This was done (I assume), to separate specialties, audiences and segments in an effort to more highly target the groups of people who ultimately would consume a brand’s message. So, this is how I see it: Businesses do not have emotion. People do. People want to be a part of something bigger than themselves. People want to feel something. People want to be included. People want to understand. KEY TAKEAWAY: Human beings are innately complex yet strive for simplicity. Our challenge as humans is to find, understand and explain the complex in its most simplistic form. This means you, marketers. Find the commonality in our humanity, and speak the language we’ve all been waiting for. more |
AuthorStefano Verza ArchivES
Luglio 2019
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