Mentre agli stabilimenti di Susegana e di Porcia gli operai che si sentono «i polacchi d’Italia» bloccano la produzione con una giornata di sciopero, Electrolux fa sapere che no, ai sindacati non ha parlato di dimezzamento dei salari («rimbalzano numeri ed evidenze che possono fuorviare la serenità del confronto e generare inutili allarmismi») e che la proposta, «tutta da discutere» sul costo dell’ora lavorata prevede una riduzione che in termini di salario netto non arriva a 130 euro al mese.
Non solo: certo, l’ipotesi è «raffreddare l’effetto inflattivo del costo del lavoro» che non fa che accrescere il gap competitivo con i paesi dell’Est europeo congelando per tre anni incrementi e scatti previsti dal contratto collettivo, ma «l’azienda ha dato piena e ovvia apertura a considerare altre forme di riduzione del costo del lavoro con minori o se possibile, nulle conseguenze sui salari».
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Non solo: certo, l’ipotesi è «raffreddare l’effetto inflattivo del costo del lavoro» che non fa che accrescere il gap competitivo con i paesi dell’Est europeo congelando per tre anni incrementi e scatti previsti dal contratto collettivo, ma «l’azienda ha dato piena e ovvia apertura a considerare altre forme di riduzione del costo del lavoro con minori o se possibile, nulle conseguenze sui salari».
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