L'istituto con sede centrale a Washington prevede un incremento del PIL globale del 3,6% nel 2014 (-0,1 rispetto alla precedente previsione formulata a gennaio), portando quella per il 2015 al 3,9% (-0,1). Nel World Economic Outlook di primavera si legge che a sostenere la ripresa sono “le economie avanzate, sebbene in modo diseguale” mentre sulle economie emergenti pesano gli aggiustamenti dei flussi dei capitali esteri. La crescita economica globale “continua ad essere dominata da rischi al ribasso” nonostante le positive performance economiche degli USA, Gran Bretagna e Germania. ”Nelle economie avanzate, le maggiori preoccupazioni riguardano i rischi derivanti da una bassa inflazione e dalla possibilità di un prolungato periodo di bassa crescita, specialmente nell'Eurozona e in Giappone”, spiega il Fondo. Relativamente all'Eurozona, il FMI sostiene che “l'area euro è finalmente emersa dalla recessione” ma che “la probabilità di una recessione resta alta”, così come il rischio deflazione. Olivier Blanchard, consigliere economico del Fondo Monetario Internazionale, in conferenza stampa ha dichiarato che se l'inflazione, nei paesi periferici, dovesse rimanere “troppo bassa o peggio trasformarsi in deflazione, allora diventerebbe più arduo per questi paesi recuperare competitività”. Il PIL 2014 è stimato a +1,2% (+0,1 rispetto alla precedente stima) e +1,5% nel 2015 (+0,1). La ripresa in Eurolandia risulta disomogenea, con il PIL dell'Italia che quest'anno dovrebbe crescere dello 0,6%, come indicato in precedenza, mentre nel 2015 le previsioni restano a +1,1%. Stessa performance per la Grecia, ma con una previsione più che doppia per il 2015 (+2,9%). Ancora in panne il Italia il mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione che quest'anno salirà al 12,4% per poi scendere all'11,9% nel 2015. Guardando agli Stati Uniti, il Fondo Monetario Internazionale ha mantenuto invariate le stime sul PIL per il 2014 al +2,8% e per il 2015 al +3%. Per il Giappone, invece, si prevede una crescita economica dell'1,4% nel 2014, in calo di 0,3 punti rispetto alle stime formulate a gennaio, e dell'1% nel 2015.
(Teleborsa) - Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto leggermente al ribasso le sue stime sulla ripresa economica mondiale rispetto a tre mesi fa.
L'istituto con sede centrale a Washington prevede un incremento del PIL globale del 3,6% nel 2014 (-0,1 rispetto alla precedente previsione formulata a gennaio), portando quella per il 2015 al 3,9% (-0,1). Nel World Economic Outlook di primavera si legge che a sostenere la ripresa sono “le economie avanzate, sebbene in modo diseguale” mentre sulle economie emergenti pesano gli aggiustamenti dei flussi dei capitali esteri. La crescita economica globale “continua ad essere dominata da rischi al ribasso” nonostante le positive performance economiche degli USA, Gran Bretagna e Germania. ”Nelle economie avanzate, le maggiori preoccupazioni riguardano i rischi derivanti da una bassa inflazione e dalla possibilità di un prolungato periodo di bassa crescita, specialmente nell'Eurozona e in Giappone”, spiega il Fondo. Relativamente all'Eurozona, il FMI sostiene che “l'area euro è finalmente emersa dalla recessione” ma che “la probabilità di una recessione resta alta”, così come il rischio deflazione. Olivier Blanchard, consigliere economico del Fondo Monetario Internazionale, in conferenza stampa ha dichiarato che se l'inflazione, nei paesi periferici, dovesse rimanere “troppo bassa o peggio trasformarsi in deflazione, allora diventerebbe più arduo per questi paesi recuperare competitività”. Il PIL 2014 è stimato a +1,2% (+0,1 rispetto alla precedente stima) e +1,5% nel 2015 (+0,1). La ripresa in Eurolandia risulta disomogenea, con il PIL dell'Italia che quest'anno dovrebbe crescere dello 0,6%, come indicato in precedenza, mentre nel 2015 le previsioni restano a +1,1%. Stessa performance per la Grecia, ma con una previsione più che doppia per il 2015 (+2,9%). Ancora in panne il Italia il mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione che quest'anno salirà al 12,4% per poi scendere all'11,9% nel 2015. Guardando agli Stati Uniti, il Fondo Monetario Internazionale ha mantenuto invariate le stime sul PIL per il 2014 al +2,8% e per il 2015 al +3%. Per il Giappone, invece, si prevede una crescita economica dell'1,4% nel 2014, in calo di 0,3 punti rispetto alle stime formulate a gennaio, e dell'1% nel 2015.
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Anche Facebook può essere utile per l’export, ma molte aziende non lo sanno. Secondo l’indagine di Doxa Digital le imprese italiane hanno ancora una lunga strada davanti a loro per comprendere la potenza dei social anche dal punto di vista del business.
L’indagine, che ha previsto interviste a 668 imprese, afferma che solo il 35% ha attivato un profilo su Facebook Places. Si tratta di dati un po’ superiori a quelli stimati da Eurostat secondo il quale solo il 25% delle aziede italiane sopra i dieci dipendenti ha una presenza social contro una media europea del 25%. L’istituto statistico europeo stima una anche presenza del 21% su Facebook, 10% su Youtube e 10% fra blog e Twitter. Per Doxa invece Twitter arriva al 17% e al 7% si ferma TripAdvisor. Particolarmente basso appare il secondo dato visto che Trip Advisor è ormai un passaggio quasi obbligato per i turisti in cerca di alberghi e ristoranti. vai al post originale La larga banda non può attendere Il rapporto presentato nei giorni scorsi da Francesco Caio analizza nel dettaglio le prospettive dell'infrastruttura su cui poggia lo sviluppo del digitale in Italia, mettendo in luce una realtà complessa e frammentata.
Se il 50 per cento della popolazione entro il 2016 avrà i 30 Megabit - oggi siamo al 18 per cento - per i 100 Megabit la situazione è ancora più critica. Colmare il forte ritardo con il resto d’Europa richiede uno sforzo politico importante. itc4executive L’Internet of Things fa sperare: in Italia vale già 900 milioni Il valore del mercato cresce dell’11% mentre gli oggetti connessi salgono a 6 milioni (+20%).
L’ambito Smart Car esplode (+35%), lo Smart Metering & Asset Management nelle utility si conferma, e lo Smart Home & Building si estende alle applicazioni consumer. Luci e ombre dal comparto Smart City, che rimane il più ricco di opportunità. Tutti i responsi dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano. itc4executive l Cloud Computing viene spesso analizzato secondo puri criteri tecnologici. Termini come PaaS, SaaS, IaaS, datacenter, virtualizzazione amplificano l'eco tecnico e mettono un po' in ombra quella che è un importantissimo atout: la potenziale trasformazione organizzativa che il Cloud abilita. Secondo l'Osservatorio Cloud & ICT as a Service, sono essenzialmente quattro i principi di cambiamento, principi che fanno riferimento a esigenze sempre più sentite dalle organizzazioni.
Il mondo del non profit cresce e si diversifica, la Pubblica Amministrazione si snellisce, il settore delle imprese subisce trasformazioni nel contesto della crisi e della globalizzazione. A confermarlo sono i risultati del 9* Censimento Istat su Industria e servizi, Istituzioni pubbliche e Non Profit. vai al post originale
Redazione online 26 aprile 2013 | 11:05© RIPRODUZIONE RISERVATA link
Insieme a quelle spagnole, al «top» nell'Eurozona per peggioramento di utili e fatturato fra ottobre 2012 e marzo 2013 Il Presidente della Bce e personalità autorevoli del mondo bancario hanno più volte sottolineato, in tempi recenti, le difficoltà del credito alle Pmi, invocando soluzioni strutturali per i finanziamenti, poiché le aziende non riescono ad ottenere la fiducia delle banche. Oggi l'allarme si fa più pressante: con l'ultimo bollettino, la banca Centrale denuncia che le piccole e medie imprese italiane e spagnole sono al «top» nell'Eurozona per quanto riguarda il peggioramento di utili e fatturato fra ottobre 2012 e marzo 2013. Quelle italiane, poi, «hanno contribuito più di tutte all'aumento netto della necessità di prestiti bancari e aumento dello scoperto». PRESTITI - Fra ottobre 2012 e marzo 2013, del resto - aggiunge la Bce - le piccole e medie imprese di tutta l'Eurozona hanno visto «un aumento delle necessità di finanziamento» accoppiato a «un peggioramento della disponibilità di prestiti bancari», quest'ultimo tuttavia in fase di attenuazione. «Il peggioramento delle prospettive di crescita ha pesato sulle condizioni più difficili di accesso al credito per le pmi italiane più che altrove nell'Eurozona», scrive la Banca centrale europea. CRESCITA - La Banca ha più volte raccomandato che tutti i governi intensifichino le riforme per la crescita (ad esempio aprendo i mercati dei beni e servizi) e del lavoro, modernizzando al contempo la Pubblica Amministrazione. Secondo i dati della Bce, in questo contesto, i prestiti alle società non finanziarie a febbraio hanno mantenuto un tasso di riduzione dell’1,4%, mentre quelli alle famiglie si sono mantenuti in moderata espansione (+0,4%). Tratto da repubblica.it (11 aprile 2013) © Riproduzione riservata
Lo afferma il Global Information Technology Report del World Economic Forum. Il rapporto si basa su un indice elaborato a partire da 54 parametri, penetrazione del Web e diffusione degli smartphone, ad esempio. Al primo posto la Finlandia, poi Singapore. "Un aumento del 10 % dell'indice porta a una crescita dello 0,75% del Pil" NONOSTANTE l'economia digitale continui a produrre Pil e posti di lavoro in tutto il mondo da anni, l'Italia è fortemente indietro nella capacità di sfruttare la "Tecnologia dell'Informazione". Lo afferma il Global Information Technology Report del World Economic Forum, che ci vede al 50/o posto sui 144 paesi monitorati. Il rapporto si basa su un indice elaborato a partire da 54 parametri, dalla penetrazione di Internet alla diffusione degli smartphone alla disponibilità di capitali. Al primo posto quest'anno sale la Finlandia, che era terza lo scorso anno, con un indice pari a 5,98. A seguire ci sono Singapore (5,91) e la Svezia, e completano la top ten nell'ordine Olanda, Norvegia, Svizzera, Gran Bretagna, Danimarca, Usa e Taiwan. L'Italia, con un indice di 4,18, si piazza ad un terribile cinquantesimo posto, davanti solo alla Grecia e dietro, oltre che a tutti i principali competitor, anche a paesi 'esotici' come le Barbados, la Giordania o Panama. "In Europa - sottolinea il documento - l'indice rivela una profonda divisione tra le economie del nord e gli altri paesi che è preoccupante. Non basta migliorare l'accesso alle tecnologie, bisogna creare migliori condizioni per le imprese e l'innovazione". Lo studio del Forum sottolinea anche come l'economia digitale sia un generatore di Pil e posti di lavoro: "La digitalizzazione ha aumentato il Pil mondiale di 193 miliardi di dollari negli ultimi due anni, creando 6 milioni di posti di lavoro - spiega il rapporto - un aumento del 10% dell'indice di digitalizzazione di un paese porta a una crescita dello 0,75% del Pil procapite, e a una diminuzione della disoccupazione dell'1,02%". (11 aprile 2013) © Riproduzione riservata |